giovedì 18 giugno 2009

leo, l'hacker

erano le cinque di mattina
quando chiamai gli sbirri
per la prima volta,
non ne ricordo altre.
gli dissi "il tipo sta male,
dorme in mezzo alla strada e non ne vuol sapere!"
rimasi lì, un dieci minuti,
incerto sul da farsi.
i cazzo di sbirri non arrivavano,
passano giovani ignoranti
incuranti.
trascorrono minuti, il tipo si sveglia
"dove abiti?", gli dico "ti accompagno"
il tipo mi sussurra:
"sei il mio angelo custode"
guido mezzo storto nelle curve del primo mattino,
guido incurante di tutto, con il tipo che mi parla di banche,
sbirri, amori valenciani e amori indigeni,
di madri e tossici, di tastiere e finanza.
arrivo a casa stremato, confuso
e felice.

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