erano le cinque di mattina
quando chiamai gli sbirri
per la prima volta,
non ne ricordo altre.
gli dissi "il tipo sta male,
dorme in mezzo alla strada e non ne vuol sapere!"
rimasi lì, un dieci minuti,
incerto sul da farsi.
i cazzo di sbirri non arrivavano,
passano giovani ignoranti
incuranti.
trascorrono minuti, il tipo si sveglia
"dove abiti?", gli dico "ti accompagno"
il tipo mi sussurra:
"sei il mio angelo custode"
guido mezzo storto nelle curve del primo mattino,
guido incurante di tutto, con il tipo che mi parla di banche,
sbirri, amori valenciani e amori indigeni,
di madri e tossici, di tastiere e finanza.
arrivo a casa stremato, confuso
e felice.
giovedì 18 giugno 2009
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